«Avanti, non abbia paura! Mi segua!».
Flavio volle fidarsi di quel signore anziano, soprattutto per via di quel sorriso così affidabile.
Lo prese per mano e si trovò catapultato dall’altro lato dello specchio. Voltandosi poteva leggere chiaramente l’adesivo sulla superficie, in basso a destra. Provava una strana sensazione a vedere quei caratteri specularmente.
Aveva letto “Attraverso lo specchio”, ma sentiva una certa amarezza vedendo che lì dov’era non c’erano personaggi particolari come nel romanzo.
«Scusi, ma dove ci troviamo?»
«Nel mio mondo! Vendere gli specchi nella tua dimensione è un modo per passare il tempo, vedere qualcosa di nuovo. Mi sei simpatico, allora ho deciso che meritavi un’esperienza del genere!».
Flavio ne rimase lusingato. Era uno di quei ragazzi che risultavano antipatici a pelle, solitamente.
Provò a uscire dal negozio “specchiato”: Ecco qual era la particolarità di quel magico posto! Le strade erano scomparse e al loro posto campeggiavano viali erbosi, i parchimetri altro non erano che piccoli alberelli, e di tanto in tanto si potevano trovare piccole aiuole di cemento.
Le vie erano tutte decorate da lucciole, e un paio di operai stavano risistemando alcuni salici ridenti facendogli il solletico. Vista la loro scala, Flavio vi passò sotto. Sperava nel contrario in tutto e per tutto, cercava della fortuna in più.
«Questo è un mondo al rovescio, non siamo condizionati dalla superstizione, che peraltro qui non esiste!» disse sorridendo l’anziano signore. A ben vedere, però, aveva cambiato fattezze.
Sulla pelata era cresciuto un lungo ciuffo corvino, e non aveva più neanche quei chili di troppo che lo rendevano così simile a Magalli un po’meno carismatico.
Flavio allora si guardò: che orrore! Era un vecchio decrepito. Gli mancarono d’improvviso le forze. L’ultimo rivolo di vita lo usò per sorridere alla morte, qui ridicola per il suo abito in rosa.
Aniello Di Maio