Luce/Buio – prima parte

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Il cielo si oscurò, ma tornò subito sereno. Per un solo attimo, poi ricadde nell’oscurità.

Di nuovo poi fece capolino il sole. E poi ancora una volta buio.
Luce.
Buio.
Luce.
Buio.
Andò avanti così per settimane, lasciandoci tutti quanti con il naso all’insù nell’attesa di un chiarimento. Una pioggia, una voce, un fottutissimo segnale. Anche una catastrofe, purché accadesse qualcosa.
Invece continuava così.
Luce.
Buio.
Luce.
Buio.
Luce.
Per così tanto tempo che perdemmo il senso delle ore.
Era giorno? Era notte? Chi poteva dirlo.
I due elementi si inseguivano caracollando l’uno sull’altro in uno yin e yang privo di senso.
Le televisioni dissero che gli scienziati non sapevano cosa pensare, il fenomeno non aveva spiegazione.
Buio.
Luce.
Buio.
Era tutto un effimero alternarsi di bene e male in cui gli animali impazzirono.
Le piante, incapaci di reagire, interruppero il loro torpore millenario per cercare una risposta: le loro voci si levarono dai boschi e dalle foreste. Nessuno ebbe il coraggio di indagare più a fondo, solo un pessimo scrittore trovò la forza di avvicinarsi, ma la vendetta per le troppe pagine sprecate fu terribile: tornò scorticato nel mondo degli uomini con la propria pelle rilegata in risme A4 e con sopra scritte in una lingua antica e sconosciuta.
I più accorti dopo un po’ si resero conto di un rumore. Di un’alternanza di “Click” e “Clack” che anticipava di un attimo il cambiamento.
Click. Luce.
Clack. Buio.
Click. Luce.
Clack. Buio.
La cosa non sembrava dovesse finire, nuovi sacerdoti uscirono dal sottosuolo per professare una nuova fede. Quelli vecchi gli si pararono davanti brandendo il vessillo della fine del mondo. A ogni incrocio si fondevano voci salmodianti il nuovo e il vecchio Dio.
I seguaci della nuova religione parlavano dell’inizio di un mondo fatto di libertà infinita. Vedevano in quell’alternarsi il momento del passaggio di un’anima. Era tutto un rito per la vita vera. Il cielo era per loro una porta scorrevole. Una coda fatta di anime in fila aspettava il proprio turno davanti al cielo che muoveva i battenti. La luce non era nient’altro che ciò che sarebbe venuto dopo, quello che dal nostro mondo era visibile del mondo del domani. Il buio era invece quello che sarebbe rimasto, quello che aspettava coloro che non avrebbero avuto fede.
Un invito al suicidio che in molti seguirono. Gruppi di persone organizzarono eventi tramite i social, suicidi di massa erano ormai all’ordine del giorno nonostante il grande sacerdote (un certo B.G.) predicasse l’attesa.
– Non è il momento per noi, ci sono anime in fila da secoli. Non c’è fretta, godiamoci lo spettacolo.
Aveva calcolato la data in cui sarebbe arrivato il tempo per quelli ora in vita: 4 marzo 2023.
– Non andiamo adesso – disse un giorno in mondovisione – creeremmo solo confusione, arriverà il nostro turno, ma non è oggi.
Ma in troppi non vollero aspettare.
Quelli della religione tradizionale, invece, urlavano che il giorno del giudizio era arrivato, che i peccatori sarebbero stati puniti, chi aveva vissuto una vita corretta sarebbe stato premiato. Dicevano, insomma, la stessa cosa degli altri, facendo promesse che non avrebbero potuto mantenere, solo che per loro non c’era speranza di sopravvivenza. La vita terrena, di lì a poco sarebbe stata cancellata in favore del Regno dei Cieli.
Fu un vero disastro. In giro si alternavano profeti di ogni sorta, omicidi e suicidi. C’era chi in preda alla paura degli ultimi giorni si lasciò andare alla sfrenata inconsapevolezza. La lascivia si diffuse in ogni città. La paura di un rifiuto nell’esclusivo Regno dei Cieli non bastava a fermare l’istinto animale dei molti che fino a quel momento avevano represso il proprio Io. Persone fino a poco tempo prima impensabili passavano la giornata a masturbarsi alla luce del sole gettandosi su ogni donna gli capitasse a tiro. Le donne, a loro volta, si difendevano senza remore.
Nel mio stesso palazzo la signora Sborlini (avvenente quarantaseienne rossa, spesso in vestito a fiori verde eccessivamente succinto) dovette difendersi dal tentativo di seduzione violenta del Dottor Fusetti, filosofo cinquantaquattrenne alto un metro e sessantacinque e dall’aria severa, che parlava in latino più che in italiano: ritrovammo il corpo del latinofilo riverso in una pozza di sangue in giardino, con l’uccello in mano e un forchettone conficcato negli occhi, cosa che confermava l’impressione che ebbi la prima volta che lo vidi: aveva gli occhi troppo vicini.
Chi non impazziva provava a tirare avanti, la vita quotidiana era stravolta, ma una sacca di resistenza fingeva di potercisi ancora aggrappare, nonostante quel cielo indeciso che provava in ogni modo a distruggere la routine.
La cosa proseguì per molto, finché non successe quello che nessuno aveva ipotizzato.

CONTINUA…

Damiano Lenaz

Informazioni su Scrittori in Corso

Collettivo di scrittura e laboratorio di stile di scrittura creativa. Dal Marzo 2015 si promuove come ritrovo per autori emergenti e non, con lo scopo di migliorare la fruibilità delle produzioni letterarie contemporanee in un contesto di social media. Non costituisce una testata giornalistica ai sensi della legge n. 62 del 7-3-2001.
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